Intervista a Hervé Barmasse, storie di chi le storie le fa sulle Alpi

Intervista a Hervé Barmasse, storie di chi le storie le fa sulle Alpi

Intervista a Hervé Barmasse? Regalo del web, regalo di Mountainblog.it che chiacchiera con uno dei nomi più interessanti tra i professionisti della montagna. Noi siamo lieti di averla scovata e di riportarla in questo articolo nei suoi passaggi salienti contestualizzata in modo tale che si colleghi al fil rouge del nostro staff. Lo spunto per questa piacevole conversazione è il nuovo libro di Barmasse, intitolato “La montagna dentro”, ma è soprattutto l’occasione per  raccontare a tutti i veri valori dell’alpinismo. Gli stessi da cui abbiamo mosso i passi noi con la nostra idea di App e che vogliamo tutelare ogni giorno contribuendo ad alzare il livello di sicurezza di chi si gode la montagna e tutte le attività che racchiude. Ecco cosa dice della sua passione il biondo scalatore. Buona lettura.

Le ragioni del successo di un’intervista a Hervé Barmasse possono essere molte. Per gli amanti della montagna si tratta di un predestinato. E’ uno che è nato ai piedi del Cervino e che ha dedicato l’infanzia e l’adolescenza allo sci, da cui ha dovuto allontanarsi causa un grave infortunio. Uno che ha scelto di diventare guida alpina e di seguire la strada del padre, del nonno e del bisnonno.

Ecco cos’ha detto a Massimo Dorigoni che l’ha intervistato nell’ultima serata di “Mese Montagna” e che viene riportato su Mountainblog.it.

Il tuo nuovo libro “La montagna dentro” offre degli ottimi spunti per una riflessione sugli aspetti della vita, in generale. E’ di questo che la gente ha bisogno? Di qualcuno che indichi la strada della semplicità visto il mondo tanto complicato?
Quando ho scritto il libro non volevo leggere un libro che avevo già letto di un alpinista. Ora sono passati i tempi di raccontare che è stato duro, che è stato difficile, che è stato incredibile e sono stato il migliore. Forse andava bene in passato. Io ai record e ai primati preferisco le emozioni. Forse è più bello concentrarsi su quello che ti lascia la montagna, così per il professionista che per l’amatore. L’alpinista diventa così uno scenario per raccontare l’uomo ed è chiaro che alla fine il mondo è fatto di inutile, nel libro infatti viene riportata una citazione di Abbè Gorret che durante i tentativi alla scalata del Cervino afferma :”in futuro ci saranno generazioni di figli pieni del troppo vuoto”. Purtroppo aveva ragione. Le cose semplici son quelle che capiscono tutti, che funzionano e arrivano alla gente perché in fondo abbiamo tutti bisogno di semplicità».

E’ un libro che non può mancare nella libreria di ogni alpinista. E’ una frase fatta o qualcosa di vero?
Non sta a me dirlo. Io volevo spiegare cosa volevo scrivere in quel libro. Se ci sono riuscito, lo ripeto, non sta a me dirlo, ma a altre persone.

Sei stato forse uno dei pochi a portare i veri valori dell’alpinismo ad alto livello. Pensi sia utile il tuo messaggio per le nuove generazioni di alpinisti?
Adesso l’alpinismo sta vivendo un momento di crisi. In realtà l’alpinismo ha sempre seguito a distanza di anni alcuni eventi della nostra società. Le rivoluzioni, ad esempio quella di fine anni sessanta ha corrisposto dopo alcuni anni ai “nuovi mattini”. C’è questo atto di ribellione delle regole di questo alpinismo che prevedeva sempre lo scarpone pesante, l’arrivo in vetta ad ogni costo. Proprio lì sono nati i primi sassisti italiani, i primi boulderisti, si è iniziato a guardare alla parete anche di venti metri, con la semplice idea di divertirsi in uno spazio più ridotto. La nostra società sta vivendo una crisi sia economica che politica dove non abbiamo più riferimenti importanti. L’alpinismo li ha completamente persi tanto è vero che oggi si parla di un “nuovo alpinismo”, anzi, di un alpinismo moderno, ma l’alpinismo ha un suo significato: esplorazione, ricerca del limite, ricerca del nuovo e rispetto della montagna. E’ una cosa molto semplice, questo lo era un tempo e lo sarà sempre.

La sicurezza in montagna

Se il popolo sa che “il mare dà e il mare toglie”, non è tanto diverso quando si sale in alta quota. Si tratta di godersi scenari mozzafiato e di avere un confronto costante con la natura ma si tratta anche di correre tantissimi rischi durante escursioni alpinistiche.

L’intervista a Hervé Barmasse deve far capire a tutti voi che questo uomo è il simbolo di come si deve affrontare la montagna. Perché non c’è nulla di improvvisato nella gestione del suo lavoro ma, anzi, c’è tantissimo sacrificio e rispetto delle regole. Ad aiutarvi ad impararle tutte noi ci proviamo con post come quello sulle dritte su come guidare ma soprattutto con la nostra App che nasce per condividere la conoscenza delle condizioni aggiornate della montagna utilizzando carte di nuova generazione ogni giorno dell’anno. Da qui download per iOs e da qui download per Android.

Chi è Barmasse

Se questo articolo vi ha affascinato ma non avete le idee chiare su chi è Barmasse, ecco qualche brevissimo cenno storico. Hervé è originario di Valtournenche e nasce come figlio dell’alpinista Marco. Lui rappresenta la quarta generazione di guide della sua stirpe e, sempre nel solco della tradizione, è anche maestro di sci dal 1996 e di snowboard dal 1997. Dal 2000 può fregiarsi anche del titolo di guida alpina del Cervino e dal 2007 del titolo di istruttore nazionale delle guide alpine.

Il suo fiore all’occhiello? Avviene lo scorso 21 maggio quando, accompagnato dal compagno David Gottler, scala in stile alpino la Parete Sud dello Shishapangma 8027 m. Ha la capacità unica di sfruttare un’unica finestra di bel tempo di una sola giornata e là nasce il record di Barmasse. Sale, senza corde fisse e campi pre-allestiti, i 2200 metri della parete Sud della 14 esima montagna più alta del mondo in sole 13 ore.

Ecco il senso recondito di questa intervista a Hervé Barmasse. Un’intervista a Hervé Barmasse che deve farci riflettere su molte questioni della vostra passione.

 

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