Cambiamenti climatici delle Alpi: come stiamo messi?

Cambiamenti climatici delle Alpi: come stiamo messi?

Il tema dei cambiamenti climatici delle Alpi sta diventando sempre più pressante. Riguarda tutti gli appassionati di escursioni e scalate ma, più in generale, riguarda ognuno di noi perché tocca l’ecosistema e, di conseguenza, anche il mondo di chi in altura non va. Ecco perché è interessante raccontare che lo scorso 30 giugno 2021 è stato presentato il primo Rapporto SNPA (Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente) sugli indicatori di impatto dei cambiamenti climatici. Si tratta di uno studio che, attraverso l’identificazione di un preciso panel di indicatori, fotografa lo stato di salute degli ambienti montani e marini della nostra Penisola.

Le conclusioni sullo stato di salute delle montagne

Quello che emerge da questa ricerca sui cambiamenti climatici delle Alpi non è affatto buono. Secondo gli esperti:

L’ambiente alpino e i mari italiani sono gli osservati speciali nel monitoraggio dei possibili effetti dei cambiamenti climatici in Italia. I nostri ghiacciai fondono ogni anno di più, e i mari mostrano evidenti aumenti di temperatura, con alterazioni marcate nel Mar Ligure, Adriatico e Ionio Settentrionale.

La squadra dietro questo lavoro era composta da 18 tecnici SNPA aiutati da altre decine di esperti provenienti non solo dalle Agenzie per la protezione dell’ambiente o da Ispra – Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, ma anche da altri istituti ed enti di ricerca. Tutto lo studio sui cambiamenti climatici delle Alpi  è racchiuso in un volume di 248 pagine, che vi potete scaricare dal sito www.snpambiente.it.

Gli indicatori per studiare la salute di mari e montagne

Il “Rapporto SNPA sugli indicatori di impatto dei cambiamenti climatici” ha fornito un primo quadro conoscitivo sui fenomeni potenzialmente connessi ai cambiamenti climatici in Italia ed è stato concepito per essere un sistema dinamico e aggiornabile, anche in funzione di eventuali nuove acquisizioni scientifiche. Ma come è stato tenuto sotto osservazione il fenomeno dei cambiamenti climatici e come è stata misurata l’efficacia delle azioni di contrasto e adattamento adottate? La risposta ufficiale dice che:

La Snpa ha individuato un primo set di 20 indicatori nazionali e 30 casi pilota regionali afferenti a 13 settori vulnerabili già individuati nell’ambito della Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici e dalla successiva bozza del Piano Nazionale. Si va dalle risorse idriche al patrimonio culturale, passando attraverso agricoltura e produzione alimentare, energia, pesca, salute, foreste, ecosistemi marini e terrestri, suolo e territorio, ambiente alpino/appenninico e zone costiere.

Come stanno le Alpi

Noi che siamo appassionati di montagna ci chiediamo, nello specifico della ricerca, quali danni abbiano fatto i cambiamenti climatici delle Alpi:

L’ambiente alpino presenta evidenti tendenze alla deglaciazione. A causa dell’effetto combinato delle elevate temperature estive e della riduzione delle precipitazioni invernali, si registra una perdita costante di massa (Bilancio di massa dei ghiacciai, indicatore nazionale e caso pilota su Valle d’Aosta e Lombardia), con una media annua pari a oltre un metro di acqua equivalente (cioè lo spessore dello strato di acqua ottenuto dalla fusione del ghiaccio) dal 1995 al 2019: si va da un minimo di 19 metri di acqua equivalente per il ghiacciaio del Basòdino fra Piemonte e Svizzera al massimo di quasi 41 metri per il ghiacciaio di Caresèr, in Trentino Alto Adige.

Non solo. I cambiamenti climatici delle Alpi creano anche una tendenza al degrado del permafrost. L’analisi di due siti pilota regionali (Valle d’Aosta e Piemonte), infatti, sottolinea un riscaldamento medio di +0,15 °C ogni 10 anni con un’elevata probabilità di “degradazione completa” entro il 2040 nel sito piemontese:

Infatti si ha permafrost solo in presenza di temperature negative al di sotto dello strato attivo del suolo per almeno due anni consecutivi, condizione che rischia di scomparire al 2040.

Conseguenze per l’agricoltura

Chiosando, i cambiamenti climatici delle Alpi creano:

  • stress idrico per le colture a valle (mais, erba medica e vite;
  • difficoltà di crescita per le specie vegetali analizzate;
  • carenza continuativa di rifornimento idrico.

Va da sé che, se il ciclo non sarà invertito, andremo incontro ad una consistente perdita produttiva con evidenti ricadute economiche..

I nuovi strumenti di MountaiNow

Se è già complesso tenere sott’occhio la sicurezza in montagna adesso, con i diversi cambiamenti climatici delle Alpi prospettati, tutto sarà ancora più imprevedibile. Vi aiutiamo noi con l’aggiunta di molte nuove caratteristiche tra cui queste principali.

Altezza della neve

E’ una nuova icona è disponibile per condividere l’altezza della neve. Facilmente misurabile con una classica sonda da sci alpinismo, la condivisione di questa osservazione fornisce informazioni in tempo reale sulla quantità di neve e contribuisce direttamente alla ricerca sul clima, soprattutto se essa viene fatta sui ghiacciai.

Nuovi livelli di mappa

Si tratta di un insieme di itinerari per lo sci alpinismo, il trekking o il mountain bike. Possono anche essere proiettati dal vivo durante la registrazione di una traccia GPS.

Dati fotografici

Una volta che siete a casa, le foto possono essere condivise in un attimo. Non c’è bisogno di inserire la data o il luogo manualmente, l’applicazione lo fa per voi.

Non solo! Se questo item “giovani europei e cambiamenti climatici” v’incuriosisce, partecipate alla campagna di osservazioni quest’estate: puoi aiutare la ricerca sui cambiamenti climatici. Come? Vi basteranno pochi click passeggiando o da casa. LEGGETE MEGLIO QUA

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *