Rifugista: ecco di cosa si tratta e chi ha deciso a farlo

Rifugista: ecco di cosa si tratta e chi ha deciso a farlo

Non tutti gli appassionati di montagna sono uguali. C’è chi vive a pieno questa grande passione e chi non riesce a smettere di pensarci neanche quando torna al lavoro. A volte, in questi casi, la soluzione è proprio trasformare in lavoro questa passione. E’ quello che deve aver pensato il più giovane rifugista in Italia che, poco più che ventenne, ha mollato tutto per svegliarsi sotto al cielo azzurro con un panorama mozzafiato. Riportiamo una bella intervista che il ragazzo ha rilasciato a MilanoToday per farvi capire cosa significhi valutare questo mestiere

Chi è Federico Pessina: il rifugista più giovane d’Italia

Si chiama Federico Pessina e passerà alla storia perché, a soli 23 anni, ha lasciato Milano per andare a vivere nel rifugio Chiavenna, a quota 2.040 metri in Val di Spluga (in provincia di Sondrio). Vincendo il bando del Cai ecco come è iniziata la sua avventura.

Come sei finito in alta quota?

“Abitavo a Paderno Dugnano (Milano), poi, seguendo la mia passione per la montagna, appena dopo la maturità, ho iniziato a lavorare al rifugio Gianetti in Val Masino (Sondrio) e lì mi sono innamorato del lavoro del rifugista”.

Come si sta a 2mila metri?

“Sicuramente è diverso dall’idea di isolamento in ‘stile Heidi’ che avevo in mente, ma è altrettanto appassionante. Al Gianetti ho conosciuto molti alpinisti e amanti della montagna. Essere parte di quella montagna e vedere la felicità degli alpinisti e amanti della montagna rendeva felice anche me”.

Poi sei diventato il più giovane rifugista in Italia…

“Sì, da lì ho fatto esperienze anche in altri rifugi. Lo scorso anno, poi, è uscito il bando del Cai per l’assegnazione del loro Rifugio Chiavenna. Ho partecipato senza avere molte speranze vista la giovane età; fortunatamente però mi è stata assegnata la gestione”.

Com’è il tuo rifugio?

“Si trova a quota 2.040 metri, nella conca dell’Angeloga. È posizionato sotto al Pizzo Stella, fronte lago e di fianco ad alcune baite che appartenevano a pastori e che sono state trasformate dagli eredi in case che frequentano nei weekend e durante le vacanze estive”.

E chi ti passa a trovare?

“Il Chiavenna è un rifugio frequentato sia da alpinisti/appassionati di montagna che passano da noi per raggiungere il Pizzo Stella attraverso vie più o meno impegnative sia da famiglie che vengono da noi con i bambini e si fermano per uno o più giorni. Si arriva solamente a piedi, da Fraciscio o da Madesimo, distanti circa un’ora e mezzo di sentiero senza difficoltà”.

Qual è la cosa più bella di questa esperienza, quale la più difficile?

“Sicuramente la cosa più bella del lavoro in rifugio è il poter stare strettamente a contatto con la natura e il luogo in cui viviamo. Vediamo e viviamo il passare delle stagioni attraverso i colori della natura e gli animali che vi abitano. È bello condividere la passione per la montagna con i frequentatori del luogo e parlare dei diversi modi che abbiamo di viverla”.  

Ti senti mai solo?

“Sentirmi solo no, questo è un lavoro in cui si sta molto a contatto con le persone se non quando piove, momento utile per riposare e ricaricarsi per i momenti di lavoro intenso”.

In cosa consiste il tuo lavoro?

“Il lavoro consiste nella gestione a 360 gradi del rifugio: organizzare i rifornimenti (in elicottero), la cucina, le pulizie, l’accoglienza clienti, etc. Inoltre, il compito del gestore è anche quello di far conoscere il luogo e la montagna, dare indicazioni e controllare la situazione dei sentieri e informare le persone di passaggio di eventuali pericoli”.

Quali capacità bisogna avere per gestire un rifugio?

“Bisogna essere multi tasking. Bisogna saper lavorare in cucina, ci si deve improvvisare idraulici, elettricisti e avere l’occhio un po’ su tutto, perché bon essendo situati in una posizione facilmente raggiungibile, bisogna sapersela cavare in tutte le situazioni. Non è infatti raro che in un rifugio saltino apparecchiature elettroniche o pompe idrauliche. ‘L’ecosistema rifugio’ è sempre delicato e in balia dell’ambiente circostante”.

Per quanto tempo gestirai il rifugio?

“Ho iniziato a gestire quest’anno è sarò qua per almeno altri 2 anni, sperando di rinnovare anche i 2/3 successivi come da contratto stipulato con il Cai”.

Lavoreresti mai in un ufficio?

“In ufficio sicuramente no. Sono andato via da Paderno proprio perché fuori dalla natura e dalle montagne mi sento come in gabbia, mi piace però tornarci visto che lì ho li amici e fidanzata”.

Consiglieresti ad altri giovani di diventare rifugisti?

“Sicuramente consiglio a tutti i giovani di fare un’esperienza di lavoro in rifugio. Se non diventerà il lavoro della vita sarà almeno un ricordo pieno di forti emozioni, di persone nuove, di sveglie all’alba per preparare le colazioni agli alpinisti e di forte contatto con la natura, utile per ridimensionare le nostre abitudini e tornare ad una vita più semplice e meno superflua”.

Ora che nei sapete di più su questo rifugista simbolo dell’Italia che rinasce, godetevi la montagna ma in sicurezza.I nuovi strumenti di MountaiNow

In questo vi supportiamo noi con la nostra app e le sue aggiunte di molte nuove caratteristiche tra cui queste principali.

Altezza della neve

E’ una nuova icona è disponibile per condividere l’altezza della neve. Facilmente misurabile con una classica sonda da sci alpinismo, la condivisione di questa osservazione fornisce informazioni in tempo reale sulla quantità di neve e contribuisce direttamente alla ricerca sul clima, soprattutto se essa viene fatta sui ghiacciai.

Nuovi livelli di mappa

Si tratta di un insieme di itinerari per lo sci alpinismo, il trekking o il mountain bike. Possono anche essere proiettati dal vivo durante la registrazione di una traccia GPS.

Dati fotografici

Una volta che siete a casa, le foto possono essere condivise in un attimo. Non c’è bisogno di inserire la data o il luogo manualmente, l’applicazione lo fa per voi.

 

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