Fiori di Lagorai: ecco il racconto della loro leggenda

Fiori di Lagorai: ecco il racconto della loro leggenda

Fiori di Lagorai? Tra le cose da sapere circa le leggende sulla montagna, questa non è tra le più note e ci fa molto piacere segnalartela per darti modo, anche con questo post, di entrare ancor più nel vivo della cultura montanara che è un circuito affascinante ma, per molti versi, ancora tutto da svelare.

Come sono fatti? Da dove nascono? Cosa significano? Se anche tu sei un amante della natura selvaggia e, più nello specifico, ami la flora, ecco un racconto da leggere tutto d0un fiato come tutto d’un fiato è da leggere la parte di questo articolo sulla sicurezza tua tutelata dalla nostra app.

Siediti, mettiti comodo e fai… buon viaggio.

Fiori di Lagorai? Secondo la tradizione, quei fiori erano le anime dei guerrieri uccisi in battaglia che venivano raccolte dai corvi e portate sotto forma di fiore.

La leggenda

Sui fiori di Lagorai narrano che:

“chi per sette giorni di seguito avesse innaffiato un fiore avrebbe potuto veder il guerriero morto e parlargli. Nel Castello di Lagorai viveva Dina che, non avendo più avuto notizie, credeva il suo fidanzato morto in guerra. Per parlargli ancor una volta cominciò ad inaffiare i fiori a migliaia, uno per uno, senza mai trovar quello che le stesse a cuore. Una sera una donna dal mantello verde le si avvicinò con parole profetiche: “Dina di Lagorài! Il tuo amore è vano, inutile la fedeltà. Il guerriero che cerchi qui ha sposato un’altra!” la portò davanti a cinque fiori. Due grandi e due piccoli erano gialli, il quinto piccolo e azzurro dal bordo rosso. Prendili se ti piacciono!” le disse.

Ma Dina bagnò i tre fiori più piccoli e rispose non colgo mai i fiori dalla loro pianta. i piccoli mi fanno pena, i fiori più grandi mi sembran velenosi.” La donna allor le spiegò che i fiori grandi rappresentavano l’ex fidanzato e la sposa e i più piccoli i loro figli: tutti sarebbero stati colpiti da gran dolore, ma il più terribile sarebbe stato risparmiato, perchè non li aveva colti.

Ai piedi dei monti di Lagorai, in Val di Fiemme, si stende una grande foresta dal nome antico di “Treselùm”. Dina passeggiava, quando trovò un bimbo piangente. Sapeva che l’unica abitazione vicina era il castello di Nadaròl ai piedi del monte, così il giorno dopo lo accompagnò a casa. Tornando indietro tra i fiori che aveva inutilmente bagnato si sentì più sola e triste che mai.

Alzò gli occhi e le sembrò che le vette (dove nascevano i fiori di Lagorai) impallidissero, nel profondo silenzio le parse di sentir rintocchi di campane e piccoli suoni acuti. Si sentì male e riuscì a raggiunger un ruscello per bagnarsi le mani. Tutto tacque e lei si sentì meglio.

Ricomparse quella strana donna dal manto verde, che ancora le parlò “Tutte le anime dei guerrieri che hai destato ti chiamano a loro. Il tuo posto sarà sulla cima più alta tra tutte, che di notte si fa d’argento alla luce della luna e sotto di sé ha nuvole e boschi. presto verrai con noi”

Da quel giorno Dina ebbe spesso quel malore e solo l’acqua la salvava. Rincontrò il bimbo e da quel giorno sempre si rividero, chè tanto le si era affezionato da dirle che anche se fosse davvero morta, sarebbe morto assieme a lei.
Il bimbo divenne un giovanetto e quando lei stava male, subito le portava l’acqua. Un giorno il padre volle capire dov’egli andava sempre e lo seguì, fino a quando non si trovò di fronte a lei..la fidanzata abbandonata.

Lei a quella visione stette subito male e il ragazzo volle andar a prender l’acqua, ma il padre pensava fosse una scusa, così lo fermò e lo legò a un albero. Vedendo però che lei peggiorava, mentre il figlio urlava che c’era bisogno d’acqua, egli stesso decise di correre a cercarne, ma non conosceva i luoghi e quando tornò era troppo tardi. Allora egli prese il figlio di forza e lo portò via, ma quando arrivarono a casa, anch’egli era morto di convulsioni. La madre si fece raccontar tutto e pensò Dina fosse una strega, così ordinò i servi di andar a bruciarla. Il marito, mosso a pietà, ordinò ad altri servi di andar su prima e seppellirla sotto una tomba di fiori.Quando i servi tornarono, con commozione raccontarono che le ombre di migliaia e migliaia di guerrieri scendevano dai monti per metter Dina in una bara di fiori azzurri e portarla con onore sulle cime più alte.

La notte seguente gli stessi guerrieri, con elmi ornati di fiori azzurri, attraversarono fossati e muri del castello, presero il bimbo e lo portarono vicino a Dina, sulla cima più alta, quella che di notte si fa d’argento”.

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